Ricerche recenti hanno evidenziato un dato importante. Mentre le persone estroverse sembrano utilizzare i social per migliorare il loro status sociale, gli introversi li utilizzano come mezzo per compensare le loro difficoltà nelle relazioni interpersonali. Per questi individui, i social possono diventare uno strumento di fuga dalla realtà quotidiana e un rifugio in un mondo immaginario, dove è più facile superare gli ostacoli e le umiliazioni che caratterizzano le interazioni reali. Un fenomeno sempre più concreto in questo contesto è il cyberbullismo, che si manifesta attraverso l’invio di messaggi, foto e video offensivi con l’obiettivo di diffamare una o più persone, solitamente vulnerabili, per un lungo periodo di tempo.
Gli autori di tali atti sono spesso persone che la vittima conosce a scuola, nel quartiere o in un’associazione. Le conseguenze per chi ne è vittima possono essere estremamente gravi, come la perdita di fiducia in se stessi, l’ansia e la depressione. Per contrastare questo fenomeno, i bambini e i giovani che subiscono atti di cyberbullismo dovrebbero cercare aiuto dai genitori o dagli insegnanti, che a loro volta, con il supporto di assistenti sociali o scolastici, possono intraprendere azioni disciplinari e, nei casi più gravi, denunciare alla Polizia delle Telecomunicazioni. Inoltre, grazie alla nuova legge n° 71/2017, le vittime possono richiedere la rimozione o l’oscuramento di contenuti di cyberbullismo, come pagine web, post, foto o video offensivi in cui sono oggetto di minacce, offese o insulti.
Se è vero che i social hanno avvicinato persone che sono lontane da noi, allo stesso tempo hanno allontanato quelle che ci sono vicine, creando una visione distorta dell’amicizia basata sul numero di follower o mi piace. Pertanto, è fondamentale considerare questi strumenti come complementari e non come sostituti della vita reale.